La Corte Costituzionale salva la sugar tax
Con la sentenza n. 49, la Corte Costituzionale ha dichiarato infondata la questione di legittimità costituzionale della norma che ha introdotto nel nostro ordinamento l’imposta sul consumo delle bevande analcoliche edulcorate, la c.d. sugar tax

I dubbi di costituzionalità erano stati sollevati dal TAR Lazio che aveva censurato la norma per violazione del principio di eguaglianza tributaria, in quanto la nuova imposta – in realtà non ancora applicata in conseguenza di reiterate proroghe del termine di decorrenza, ad oggi fissato il 1 luglio prossimo - è destinata a colpire solo certe bevande analcoliche (fra cui succhi di frutta e di ortaggi e legumi, non fermentati, senza aggiunta di alcol, addizionati di zuccheri o di altri dolcificanti; nonché acque, comprese quelle minerali e gassate, con aggiunta di zucchero o di altri dolcificanti o di aromatizzanti) ottenute con l’aggiunta di edulcoranti, di origine naturale o sintetica, e non anche altri prodotti alimentari diversi dalle bevande contenenti le medesime sostanze.
Il TAR Lazio, in considerazione della dichiarata finalità extrafiscale dell’imposta – dichiaratamente volta al contrasto del fenomeno dell’obesità e del diabete, nonché della diffusione degli effetti collaterali dannosi degli edulcoranti sintetici -, sosteneva che il diverso trattamento applicato a due fattispecie ritenute omogenee (bibite e altri prodotti alimentari, entrambi edulcorati) non trovasse alcuna giustificazione né nel testo della legge, né nella relazione illustrativa della medesima e fosse, quindi, irragionevolmente discriminatorio.
Secondo la Consulta invece la scelta disincentivante del legislatore non risulta né irragionevole, né arbitraria, né ingiustificata quanto alla sua limitazione alle sole bevande edulcorate rispetto a prodotti alimentari di altro tipo. Come risulta, infatti, dalla relazione illustrativa della legge «tale imposta è stata disegnata raccogliendo l’invito dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), contenuto nel suo Rapporto del 2015 [«Fiscal policies for Diet and Prevention of Noncommunicable Diseases (Ncds)»], ad introdurre una specifica tassazione delle bevande analcoliche prodotte con l’aggiunta di sostanze dolcificanti di origine naturale o sintetica, anche in virtù dei risultati, attestati dalla medesima organizzazione e da studi scientifici realizzati nei numerosi Paesi in cui la sugar tax viene applicata da tempo».
Di conseguenza, ha proseguito la Corte, «la medesima giustificazione scientifica risulta [..] sufficiente a impedire che i prospettati profili di omogeneità, rispetto alle citate bevande, di altri prodotti alimentari edulcorati raggiungano una soglia di evidenza tale da rendere arbitraria, e quindi irragionevolmente discriminatoria, la scelta impositiva del legislatore».
Inoltre, posto che la sugar tax rientra nel novero dei tributi indiretti sulla produzione e sul consumo di certi prodotti ritenuti dannosi «per la salute, il cui eccessivo utilizzo può, pertanto, generare un aggravio di spesa pubblica, connesso alla conseguente necessità di assicurare appropriate cure attraverso il SSN, proprio le specifiche giustificazioni scientifiche che stanno a fondamento di tale imposta dimostrano che, con la disposizione censurata, il legislatore ha fatto uso ragionevole dei suoi poteri discrezionali in materia tributaria».