Astensione imposta a dipendenti e collaboratori: ‘RAI’ censurata
Stop imposto ad esponenti dei comitati referendari per i referendum dell’8 e 9 giugno, ai candidati alle prossime elezioni amministrative, a membri di partiti o di movimenti politici

‘RAI’ censurata per una circolare mirata, in sostanza, ad obbligare tutti i dipendenti e tutti i collaboratori, tenuti a prestazioni audio e video, ad astenersi dalle prestazioni, per tutto il periodo della campagna referendaria ed elettorale, qualora esponenti dei comitati referendari per i referendum dell’8 e 9 giugno, oppure candidati alle prossime elezioni amministrative, o ancora membri di partiti o di movimenti politici, per tutto il periodo della campagna referendaria ed elettorale. Netta la presa di posizione dei giudici (ordinanza del 16 maggio 2025 del Tribunale di Busto Arsizio), i quali ritengono doveroso parlare di discriminazione, che, peraltro, colpisce il lavoratore e il collaboratore per il solo fatto di avere esercitato il proprio diritto di elettorato passivo o per il solo volere esercitare il diritto costituzionale di aderire o essere membro di un ente politico o sindacale ovvero per il solo fatto di aderire ad enti che esprimono una opinione sui quesiti referendari o in merito alle consultazioni elettorali. Come noto, nei giorni 8 e 9 giugno 2025, in concomitanza con le date previste per l’eventuale ballottaggio delle elezioni amministrative, si terrà la votazione sui cinque referendum abrogativi, ammessi dalla Corte Costituzionale, in materia lavoro e sulla cittadinanza promossi dalla organizzazione sindacale CGIL e da numerose altre associazioni. Con comunicazione interna, la ‘RAI’ ha invitato i lavoratori dipendenti, a prescindere dalla tipologia contrattuale o dal tipo di attività, e indistintamente tutti i collaboratori, che abbiano accettato candidature elettorali, a darne comunicazione e a fruire, nell’ottica di prevenire possibili conflitti di interesse, di ferie, ovvero a chiedere di essere collocati in aspettativa non retribuita, con decorrenza immediata e fino al giorno della chiusura dei seggi, comprese le operazioni per l’eventuale ballottaggio relativo alle elezioni comunali. Allo stesso tempo, anche i collaboratori impegnati con contratto di lavoro autonomo, inclusi i collaboratori coordinati e continuativi, che si trovino nella medesima situazione, sono invitati a chiedere la sospensione temporanea del rapporto, sempre per l’intero arco temporale individuato, in coerenza con le previsioni dei contratti individuali di lavoro. In sostanza, viene imposto dall’azienda una sorta di obbligo di astensione, ma tale prescrizione è rivolta, osservano i giudici, ad una platea ampia di lavoratori e collaboratori, comprensiva anche di coloro che non hanno alcuna visibilità nelle trasmissioni. E così vengono poste in essere una discriminazione diretta di tipo collettivo che oggettivamente penalizza i lavoratori e i collaboratori della ‘RAI’, sanciscono i giudici, che, indipendentemente dalle mansioni e dal ruolo svolto all’interno dell’azienda, nella loro sfera extra lavorativa partecipano alla vita politica del Paese, esprimendo il loro pensiero, e una forma di dissuasione dei lavoratori dal partecipare – anche solo come semplici membri – in enti che esprimono, al di fuori del contesto lavorativo del servizio pubblico erogato, un legittima posizione politica. Per i giudici non ci sono dubbi: ci si trova di fronte ad una discriminazione che colpisce il lavoratore e il collaboratore per il solo fatto di avere esercitato il proprio diritto di elettorato passivo o per volere esercitare il diritto costituzionale di aderire o essere membro di un ente politico o sindacale ovvero per il solo fatto di aderire ad enti che esprimono una opinione sui quesiti referendari o in merito alle consultazioni elettorali. Illogico anche ogni riferimento alla legge sulla ‘par condicio’, che, sottolineano i giudici, in nessun caso impone un obbligo di astensione dal lavoro nei confronti dei lavoratori e dei collaboratori che presentano candidature ovvero sono membri di associazioni o enti che esprimono una legittima opinione politica.