Imposte sul reddito, la merce mancante in magazzino può inchiodare la società
Per i giudici bisogna tenere presente che vige la presunzione di cessione di beni non rinvenuti in magazzino durante una verifica fiscale

In tema di accertamento delle imposte sul reddito, in caso di differenze inventariali ovvero differenze registrabili tra le quantità di merci giacenti in magazzino e quelle desumibili dalle scritture di carico e scarico, operano le presunzioni di cessione e di acquisto dei beni in evasione di imposta, annoverabili tra le presunzioni legali cosiddette miste, che consentono, entro i limiti di oggetto e di mezzi di prova stabiliti a fini antielusivi, la dimostrazione contraria da parte del contribuente, il quale è tenuto a provare che la contrazione registratasi nella consistenza del magazzino è frutto dell’impiego produttivo dei beni e non di cessioni o acquisizioni non contabilizzate. Questi i chiarimenti forniti dai giudici, chiamati a prendere in esame l’accertamento operato dal Fisco nei confronti di una società e poggiato sulla incongruenza tra la merce ufficialmente presente in magazzino e quella rinvenuta in concreto. I giudici prendono atto che alcune merci risultavano invendute e custodite in un magazzino nella disponibilità di uno dei soci ma aggiungono che, però, esse non venivano rinvenute nel magazzino in questione. In tale situazione di fatto vige la presunzione di cessione di beni non rinvenuti in magazzino durante una verifica fiscale, osservano i giudici, i quali aggiungono che tale presunzione può essere superata dal contribuente, su cui grava l’onere della prova, mediante la dimostrazione, che i beni non rinvenuti sono stati impiegati per la produzione, perduti o distrutti ovvero che essi sono stati consegnati a terzi in virtù di un titolo non traslativo della proprietà. (Sentenza dell’8 febbraio 2023 della Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Calabria)