Redditi da locazione: la sentenza può valere come risoluzione del contratto

Provvedimento giudiziario opponibile, quindi, all’Agenzia delle Entrate come chiusura de facto del contratto

Redditi da locazione: la sentenza può valere come risoluzione del contratto

A fronte di un avviso di accertamento relativo a IRPEF - Reddito fondiario 2015, con cui è stato recuperato a tassazione un importo pari a circa 40.000 euro per canoni di locazione, come da contratto stipulato nel 2012, è opponibile all’Agenzia delle Entrate, chiariscono i giudici, l’avvenuta risoluzione del contratto riconosciuta da una pronuncia giudiziale. Ciò anche tenendo presente che, normativa alla mano, il reddito da locazione commerciale va dichiarato anche se i canoni non sono stati percepiti. Questo il paletto fissato dai giudici, i quali hanno riconosciuto la legittimità della posizione assunta dal contribuente e poggiata su una sentenza del Tribunale, poi confermata in Appello, che aveva riconosciuto la risoluzione de facto del contratto, quindi con un provvedimento con data certa, pur in assenza di registrazione dell’atto di risoluzione del contratto e della conseguente comunicazione all’Agenzia delle Entrate. Nel caso preso in esame dai giudici il riferimento è alla percezione dei canoni per l’anno 2014 e al fatto che, normativa alla mano, i redditi da fabbricati concorrono alla formazione del reddito complessivo anche se i canoni non sono stati corrisposti. I giudici sottolineano che risulta per tabulas che la locataria – una società – comunicò al locatore il 20 marzo 2014 il suo intendimento di recedere dal contratto, che vi fu il pagamento dei canoni sino al settembre 2014 e che, per il periodo successivo, la società divenne occupante senza titolo dell’immobile, come riconosciuto prima in Tribunale e poi in Appello. (Sentenza dell’8 gennaio 2023 della Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Lazio)

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