Licenziamento per superamento del periodo di comporto: discriminato il lavoratore gravemente malato se vengono conteggiate anche le assenze causate dalla sua condizione di disabilità
Il datore di lavoro deve tenere in considerazione la situazione di svantaggio del lavoratore, adottando soluzioni ragionevoli, idonee, cioè, ad evitare una discriminazione indiretta che produca l’effetto di estromettere il dipendente disabile dal lavoro proprio a causa della sua disabilità

Discriminatorio e, quindi, nullo il licenziamento, adottato nei confronti di un lavoratore affetto da una grave malattia – sclerosi multipla, per la precisione –, per superamento del periodo di comporto se il datore di lavoro ha computato anche le assenze del dipendente determinate dalla sua condizione di disabilità. I giudici chiariscono, analizzando il delicato caso loro sottoposto e tracciando una prospettiva valevole in generale, che il datore di lavoro deve tenere in considerazione la situazione di svantaggio del lavoratore, adottando soluzioni ragionevoli, idonee, cioè, ad evitare una discriminazione indiretta che produca l’effetto di estromettere il dipendente disabile dal lavoro proprio a causa della sua disabilità. Ragionando in questa ottica, quindi, applicare indistintamente la disciplina del licenziamento per superamento del periodo di comporto sia nei confronti dei lavoratori affetti da patologie transitorie che di quelli divenuti, nel corso del rapporto di lavoro, disabili per malattia grave ed irreversibile rappresenta una forma di discriminazione indiretta. (Sentenza del 17 gennaio 2023 della Corte d’appello di Napoli)